Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Guzzetti Sonia. Lavoratrici madri in Sanità: un’indagine conoscitiva. Sanità Pubblica e Privata 2022;41(2):57–64.
Added by: Fernando Barberini (04/09/2022 17:30:30) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Guzzetti2022 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Legislazione, Management Sottocategorie: Contratti di lavoro, Diritto del lavoro, Gestione del personale Keywords: Contratti collettivi di lavoro, Contratto a tempo parziale, Turni di lavoro Autori: Guzzetti Collezione: Sanità Pubblica e Privata |
Visualizzazioni: 1/141
Indice di Visite: 10% Indice di Popolarità: 2.5% |
Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). È importante che le donne conoscano i loro diritti, così come è importante che anche i datori di lavoro conoscano i diritti delle madri lavoratrici, affinché possano offrire alle lavoratrici gli strumenti necessari per poter fruire in maniera ugualitaria dei diritti che le norme in vigore stabiliscono. In Italia, così come nel mondo, le donne infermiere e ostetriche sono in maggioranza rispetto agli uomini. Spesso però quando le donne sono in maggioranza all’interno di un settore, i lavori che svolgono sono meno stimati e meno pagati, oltre al fatto che la società ripone poca fiducia su chi vuole esercitare i diritti di maternità (Casas et al., 2012). Il divario salariale, a volte legato alla discriminazione, è un problema attuale perché, nonostante alcuni Paesi si siano dotati di leggi per la parità, ancora oggi ci sono donne meno pagate degli uomini per lo stesso lavoro e spesso non vengono concesse uguali opportunità di carriera (senza considerare il fatto che la responsabilità verso la famiglia, sentita maggiormente dalla componente femminile del nucleo, spesso interrompe l’avanzare delle carriere). Inoltre, le donne usufruiscono in maniera maggiore rispetto agli uomini del part-time per garantire una maggiore conciliazione tra tempo di vita e tempo di lavoro (Seager, 2020). La flessibilità dei tempi di lavoro però non sempre produce vantaggi. La donna italiana è sempre meno “madre”: infatti dal 1961 ad oggi si è dimezzato il numero di figli per donna e si è alzata l’età della maternità (Petrelli, 2012). Le donne madri lavorano spesso in condizioni che non agevolano la conciliazione con il tempo di vita e la famiglia e alcune donne lasciano o non cercano lavoro per supportare la famiglia. Per questo c’è necessità di un work life balance (bilanciamento fra vita e lavoro) per garantire motivazione e soddisfazione da parte dei lavoratori e che può aiutare a valorizzare i dipendenti. Gli infermieri sono spesso insoddisfatti perché i turni pesanti mettono a repentaglio la sicurezza del lavoratore e dell’assistito, portando a stanchezza, demotivazione e stress, e le donne non hanno modo di organizzare il loro tempo a casa (Petrelli, 2012). Si evidenzia quindi su più livelli la necessità di un miglioramento della qualità della vita, a partire dalla scelta del tempo di lavoro. Spesso, inoltre, nell’ambito delle professioni sanitarie, si evidenziano problematiche comuni quali: retribuzioni non adeguate, difficoltà nell’avanzamento di carriera e carenza di risorse umane. Questo espone il personale sanitario a continue fonti di stress, con il rischio che sfocino in burn out, e mancata gratificazione e motivazione. È importante quindi garantire flessibilità e assicurare una maggiore sensibilità ai bisogni dei lavoratori, ad esempio limitando il numero di ore di lavoro o senza porre limiti al tempo lavorativo parziale, assecondando le attitudini professionali di ogni singolo lavoratore per garantire una maggior rendita e motivazione lavorativa (Petrelli, 2012). Lo studio si propone di indagare le esperienze e i vissuti delle lavoratrici madri in Sanità e le modalità di conciliazione vita-lavoro. Inoltre, si intendono analizzare le conoscenze delle lavoratrici madri in merito alla normativa vigente e le ripercussioni sull’organizzazione lavorativa.
|