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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Sparvieri Caterina. L’assistenza al malato terminale tra mito e realtà. Le riflessioni di una giovane infermiera. Infermiere Oggi 2017;62(2):55–58. 
Added by: admin (22/07/2021 14:04:42)   Last edited by: Edvige Fanfera (29/07/2021 14:57:26)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Sparvieri2017
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Categorie: Etica, Gruppi occupazionali, Infermieristica clinica
Sottocategorie: Cure palliative, Etica professionale, Infermieri, Morte, Qualità di vita, Studenti
Keywords: Accompagnamento alla morte, Hospice
Autori: Sparvieri
Collezione: Infermiere Oggi
Visualizzazioni: 1/356
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Indice di Popolarità: 4.25%
Allegati    
Abstract     
Il concetto di morte è da sempre oggetto di interrogativi da parte dell’essere umano. La morte fa paura. Fa paura assistere un malato terminale, in quanto, inevitabilmente, la sua condizione rimanda a quella che un giorno sarà la mia. Nel corso dei secoli l’approccio alla morte è cambiato radicalmente, passando da una fase in cui il malato stesso la viveva come un evento ineluttabile della vita, accettandola, rendendo partecipi del “momento terribile” tutta la famiglia ed in casa propria, sino ai giorni nostri, in cui si fa di tutto per evitare il turbamento e le forti emozioni suscitate dalla morte stessa, preferendo che ciò avvenga in ospedale, da soli. La morte in ospedale viene considerata come una sconfitta, un evento da fuggire e del quale è meglio non parlare. Tale atteggiamento è spesso anche quello assunto da tutte quelle figure professionali chiamate ad assistere questi pazienti. Tra essi anche quegli studenti di infermieristica che inevitabilmente non possiedono ancora quegli strumenti e conoscenze necessarie ad affrontare questo tipo di esperienza. L’assistenza al malato terminale resta un dovere dell’infermiere, sancito e descritto chiaramente nel Codice Deontologico. Per adempiere a ciò è necessario offrire a questi malati il giusto spazio ed il giusto tempo, in quanto la finalità non è più la guarigione e la dimissione, ma il raggiungimento della più alta qualità di vita possibile per il malato, con piani di assistenza personalizzati. Per fare questo è necessario che tali malati vengano assisiti in contesti specifici, quali l’hospice o al proprio domicilio.
(A cura di Anna Rosa de Tullio).