Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Ricciardelli Virginia, Catanesi Carlo, Scerbo Francesco, Appicciutoli Giorgia, Tortora Giuseppe, Crescitelli Matias Eduardo Diaz. La percezione del rischio clinico in un reparto di Medicina Interna. Infermiere Oggi 2016;25(1):40–45.
Added by: admin (22/07/2021 14:04:42) Last edited by: Edvige Fanfera (29/07/2021 13:50:53) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Ricciardelli2016 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica clinica Sottocategorie: Sicurezza Keywords: Rischio clinico Autori: Appicciutoli, Catanesi, Crescitelli, Ricciardelli, Scerbo, Tortora Collezione: Infermiere Oggi |
Visualizzazioni: 1/351
Indice di Visite: 17% Indice di Popolarità: 4.25% |
Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). In ambito internazionale, i primi studi sugli eventi avversi risalgono agli anni cinquanta, ma quello più rilevante, nel mondo sanitario, è l’Harvard Study, che stimò come il 3,8% dei pazienti riportasse danni a seguito di un ricovero ospedaliero e, di questi, il 14% portasse alla morte. L’Institute of Medicine (Usa), con il documento del 1999 “To err is human”, ha riportato come gli errori medici sarebbero responsabili di una quota tra 44mila e 98mila decessi l’anno nei soli Stati Uniti. Il documento “An organization with memory” (2000) del Dipartimento della Sanità inglese riporta un’incidenza di eventi avversi in pazienti ospedalizzati del 10%, circa 850mila eventi avversi all’anno. “The quality in Australian Health Care study” (QAHCS, 1995) elenca un tasso di eventi avversi nei pazienti ospedalizzati del 16.6%. Nel 2000, l’Hospitals for Europe’s Working Party on Quality Care in Hospitals evidenzia come un paziente ospedalizzato su dieci subisca un danno prevenibile. Altri studi neo zelandesi e canadesi hanno calcolato che l’incidenza degli eventi avversi è pari a circa il 10%. Nel 2005, la National Patient Safety Agency (NPSA) ha pubblicato i dati relativi all’Inghilterra e al Galles e nel periodo novembre 2003 e marzo 2005: sono stati segnalati 85.342 incidenti che hanno interessato 86.142 pazienti: il 68% senza danni, a fronte di un 1% che ha riportato danni o, addirittura, è morto. In Italia, i dati che il ministero della Salute rende disponibili riguardano le segnalazioni di eventi-sentinella. In via sperimentale, nel 2005, lo stesso Ministero ha avviato il monitoraggio degli eventi-sentinella, avvalendosi di un protocollo per la raccolta e l’analisi degli stessi sul territorio nazionale. Nel monitoraggio sono stati considerati tutti quelli segnalati, in maniera totalmente anonima, dalle strutture sanitarie nazionali fra il settembre 2005 ed il 31 dicembre 2011. Gli eventi-sentinella segnalati sono stati validati dai tre livelli: Aziende, Regioni e P.A. e ministero della Salute. Nel periodo considerato, sono pervenute 1723 segnalazioni. Di queste, 1442 valide ai fini della produzione della reportistica, di cui alcuni dati riportati nel protocollo di monitoraggio degli eventi sentinella (rapporto settembre 2005 – dicembre 2011) prodotto dal ministero della Salute, dipartimento della Programmazione e dell’Ordinamento del Servizio Sanitario Nazionale (2013). Da questo rapporto, l’evento con il maggior numero di segnalazioni (22,26%) è “Morte o grave danno per caduta di paziente”. La seconda categoria, per numerosità di segnalazioni, è rappresentata dall’evento “Suicidio o tentato suicidio di paziente in ospedale” (15,67%); la terza è: “Atti di violenza a danno di operatore” (9,02%). Si è riscontrata la morte del paziente nel 36,8% dei casi, mentre si è verificato un trauma grave nel 14,4% e un nuovo intervento chirurgico nel 10,3% dei casi, cronicizzazioni nel 4,74%, disabilità permanenti nel 1,77% e coma 1,25%. Gli eventi avversi sono avvenuti soprattutto nei reparti di degenza (38,4%) e nelle sale operatorie (19,6%), ma sono stati segnalati anche in ambienti come i bagni (6,78%) e gli ambulatori (5,42%). Le degenze maggiormente interessate sono Medicina Generale (13%), Ostetricia e ginecologia (11,2%), Chirurgia generale (11%), Psichiatria (7,84%) e Ortopedia e traumatologia (6,31%). Le cause e i fattori contribuenti individuati nel monitoraggio sono: ambientali, legati alla comunicazione, alle tecnologie sanitarie, ai farmaci, alle linee-guida, ed alle barriere ed umani. Il numero dei fattori contribuenti risulta maggiore rispetto al numero di analisi effettuate (994), poiché, per ogni evento, è stato possibile individuare più fattori contribuenti. I fattori legati a tecnologie sanitarie, farmaci, linee-guida e barriere sono quelli più frequentemente identificati e, per tanto, sono stati dettagliati in: linee-guida, raccomandazioni, protocolli assistenziali, procedure, barriere, farmaci, dispositivi medici e apparecchiature elettromedicali. Il numero dei fattori contribuenti all’interno dell’area “tecnologie sanitarie, farmaci, linee guida e barriere” risulta maggiore (653 volte), in virtù del fatto che, all’interno della macro-area indicata, per ogni evento si è potuto individuare più di un fattore contribuente. Inoltre, sul totale degli eventi censiti il numero di piani d'azione trasmessi dalle strutture è pari al 66%. I dati presentati mettono in luce il fatto che oltre l'80% delle Regioni si sono dotate di programmi, strutture e referenti per la prevenzione del rischio clinico, ma che solo il 44% ha individuato gli indicatori per valutare la sicurezza delle cure e nel 17% dei casi i cittadini sono stati informati sull’argomento. Va sottolineato, infine, che solo nel 39% de casi sono stati predisposti specifici programmi regionali per l'addestramento del personale in materia di sicurezza e nel 22% dei casi è stata attuata una valutazione dell’efficacia dei corsi di formazione. |