Indice della
Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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de Caro Walter. Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostetrica ed il COVID-19.[Editoriale]. Professioni infermieristiche 2020;73(1):1–4. 
Added by: Barbara Di Donato (30/06/2021 17:37:34)   Last edited by: Barbara Di Donato (30/06/2021 17:46:06)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: deCaro2020
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Categorie: Gruppi occupazionali, Igiene
Sottocategorie: Infermieri, Malattie infettive, Salute pubblica
Autori: de Caro
Collezione: Professioni infermieristiche
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Indice di Popolarità: 4.5%
Allegati    
Abstract     

(Trascritto dall’articolo)

Il 2020, Anno Internazionale dell'Infermiere e dell'Ostetrica e del duecentesimo anniversario della nascita di Florence Nightingale, è iniziato e prosegue in una modalità  del tutto inattesa con la pandemia da COVID-19. Questa situazione ha evidenziato l'attualità e la visione interdisciplinare, quando mai moderna oggi, del pensiero di Florence Nightingale, cosí come la sua ampia gamma di interessi: dalla statistica all'analisi dei dati, all'igiene, dalla sanità  pubblica alla sanità militare,"dall'attenzione verso l'ambiente fisico e psicologico alla capacità  di adattamento ai diversi contesti. Tutte componenti quanto mai essenziali in una visione dell'assistenza infermieristica moderna ed ad ampio spettro. Ci siamo trovati di fronte ad una «guerra» globale da combattere senza disporre delle armi idonee e con sistemi di pianificazione e risposta inadeguati. Una enorme sfida per la comunità  scientifica, per gli infermieri e i professionisti sanitari e in generale per la società  nella sua interezza. L'enorme impatto in termini di vittime, il sovraccarico talora non gestibile dei servizi sanitari, il profondo disagio sociale dovuti a mesi di chiusura e lock-down, come unica misura di sanità  pubblica di riferimento, la grave crisi economica collegata al virus stanno anche generano nell'opinione pubblica, e talvolta nella stessa comunità  scientifica il desiderio di provare a trovare soluzioni con tempistiche non sempre conciliabili con il normale progredire del metodo scientifico. La natura "nuova" del virus e il tempo relativamente breve sinora intercorso non consentono di formulare giudizi definitivi in merito a molti aspetti, ma portano a dover riflettere obbligatoriamente sulle scelte di sistema fin qui effettuate. In Italia, con dati ancora da consolidare, circa 30.000 professionisti sanitari sono stati infettati (oltre il 12 percento del totale dei positivi al virus SARS-COV2) e si stima che almeno il 60% di questi sia infermiere, molti sono stati ricoverati, alcuni di questi in terapia intensiva, alcuni hanno perso la vita. Oltre duecentocinquanta sanitari hanno data la vita per salvare le vite, di cui oltre quaranta infermiere e infermieri e quattro si sono suicidate."Un sacrificio che merita di non essere mai dimenticato. Non tutto è andato bene in Italia, specie in alcune aree, come non tutto sta andando bene in altri paesi del mondo. Ci sono stati tanti innumerevoli problemi legati alla gestione iniziale della diffusione e alla importante carenza dei dispositivi di protezione individuale, tanto da farci affermare, come professionisti sanitari, di dover andare in guerra con le pistole giocattolo. La carenza strutturale dell'assistenza sanitaria in ambito territoriale, l'impossibilità  di alcune strutture di affrontare con mezzi adeguati la diffusione del virus, come le residenze assistenziali per anziani in senso ampio, hanno di certo aumentato il numero dei contagiati e delle vittime e hanno reso evidenti i risultati di questi anni di tagli economici nei sistemi sanitari. Gravi le carenze di personale infermieristico, gravi le carenze di posti letto, in particolare di terapia intensiva, gravi le carenza di pianificazione e di risposta integrata, gravi le carenza di materiali e carenze di formazione specifica in alcuni settori, gravi le carenze nella filiera di gestione degli approvvigionamenti e dell'emergenza. Le organizzazioni sono state meno resilienti del personale, che chiamato a dare il contributo al massimo delle possibilità lo ha fatto. Alcuni tornando in servizio dalla pensione, altri tornando nell'area clinica, altri lgaureandosi prima per entrare immediatamente in servizio, altri dando il proprio aiuto volontario. Tutti al massimo.