Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Zilio Federico. Persona e cura nei disordini di coscienza. Una prospettiva ontologica, centrata sul paziente. Medicina e morale 2020;69(3):327–346.
Added by: Giuliana Covelli (09/03/2021 17:56:55) Last edited by: Edvige Fanfera (05/01/2023 14:17:24) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Zilio2020 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Infermieristica clinica Sottocategorie: Carte dei diritti, Codici etici, Dignità, Diritti dei pazienti, Etica professionale, Stato vegetativo persistente Keywords: Dignità, Neurologia Autori: Zilio Collezione: Medicina e morale |
Visualizzazioni: 1/619
Indice di Visite: 27% Indice di Popolarità: 6.75% |
Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). Le persone in stato di veglia non responsiva/stato vegetativo o in stato di minima coscienza sono caratterizzati dall’alterazione– o dalla completa perdita – della consapevolezza di sé e della coscienza del mondo esterno. Secondo l’approccio funzionalista e neuro-centrico, questo genere di situazioni cliniche comportano anche la perdita dello statuto morale di persona. In questo saggio tale prospettiva viene discussa criticamente, e viene proposto un paradigma alternativo di persona in relazione ai disordini della coscienza. Dopo una preliminare analisi, comparerò l’approccio funzionalista e la prospettiva pragmatica e sosterrò che quest’ultima affronta in modo più adeguato la valutazione dello statuto della persona in pazienti con disordini della coscienza, con una critica specifica alla visione funzionalista sul piano sia teorico che etico. Tuttavia, l’approccio pragmatico funziona solo a livello provvisorio, in quanto, nel momento in cui l’incertezza della diagnosi clinica viene risolta o ridotta, questa prospettiva ricade all’interno del funzionalismo. Dunque, proporrò un approccio centrato sul paziente che evita la separazione radicale dei concetti di persona ed essere umano, considerando l’essere persona come una condizione esistenziale, invece che come una proprietà emergente da certe facoltà contingenti o un prodotto della decisione presa da una comunità di soggetti morali. In tal senso, il paziente con disordine di coscienza è inteso come un essere umano con alcune caratteristiche danneggiate (razionalità, coscienza, sé, ecc.) ma pur sempre una persona meritevole di cura e attenzione proprio in virtù della sua condizione di fragilità e di autonomia perduta. Inoltre, sosterrò che tale personalismo ontologico può indirizzare il professionista sanitario verso un’attitudine di cura nei confronti di questi pazienti. |