Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Montagna P. Il trapianto di fegato. AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2019;31(3):61–71.
Added by: Sandro Filardi (22/03/2020 16:45:51) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Montagna2019 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Infermieristica specialistica Sottocategorie: Donazione di organi e tessuti, Infermieristica intraoperatoria, Trapianti Keywords: Trapianti Autori: Montagna Collezione: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria |
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Allegati |
Abstract |
L’autore in questo articolo parla del trapianto di fegato e nella premessa chiarisce l’obiettivo che è quello di condividere questa esperienza pluridecennale su un’attività chirurgica complessa e delicata, a volte stressante ed emotivamente deludente. Introduzione: Trapianto o innesto viene definita l’operazione chirurgica con la quale si inserisce nell’organismo ospite un tessuto o un organo prelevato da un donatore. Il trapianto di fegato, cioè la sostituzione del fegato nativo, malato, con un fegato normale, intero o con una parte di esso ottenuto da un donatore cadavere (deceased donor) o vivente (living donor), si è trasformato da una procedura considerata, fin negli anni ’80, sperimentale, ad una indicazione terapeutica elettiva in pazienti in cui rappresenta l’unica possibilità di cura. Descrizione e fasi dell’intervento: L’intervento chirurgico comprende tre fasi: il prelievo d’organo da donatore, la chirurgia su banco dell’organo prelevato e l’impianto dell’organo su un organo ricevente. Le indicazioni principali per l’intervento possono essere d’elezione come cirrosi, malattie colestatiche croniche, epatiti autoimmuni, cirrosi post-epatiche virali, malattie metaboliche, cirrosi criptogenetiche o carcinoma epatocellulare e interventi d’urgenza come epatite fulminante e rigetto. Organizzazione sala e strumentario: Lo strumentario necessario viene disposto su un tavolo madre, due servitori, un tavolo accessorio. Su due servitori vicini allo strumentista si trova l’occorrente per l’esecuzione di tutto l’intervento. Campo operatorio: Il campo operatorio viene preparato dal giugulo a metà coscia con preparazione dei territori ascellari e inguinali per eventuale by-pass, posizionamento di sterydrape iodato con tasche di raccolta, 2 aspiratori per perduto. Fase anepatica: Questa fase in alcuni casi è altamente emorragica e può occupare da 1 a 5 ore. L’exeresi del fegato non viene intrapresa se non dopo aver ricevuto l’organo da trapiantare ed aver verificato l’integrità dei vasi e delle vie biliari. L’anestesista viene avvertito dell’imminente clampaggio dei vasi, in modo da programmare l’esclusione del cuore destro dal flusso cavale inferiore. Impianto dell’organo: L’organo da trapiantare conservato in ipotermia viene perfuso con albumina 5% a 4 gradi centigradi dalla vena porta per eliminare il liquido iperkaliemico di conservazione e ristabilire condizioni chimiche e osmotiche fisiologiche. La durata della fase anepatica è di circa 45/90 minuti. Al momento del declampaggio e quindi alla riperfusione l’equipe anestesiologica dovrà tener conto della eventuale gestione delle turbe metaboliche (sindrome da riperfusione), emodinamiche e termiche che possono conseguire alla ripresa della circolazione nel territorio splancnico. Il ristabilimento della continuità arteriosa dell’organo avviene abitualmente per anastomosi delle arterie epatiche comuni del ricevente e del donatore. La ricostruzione delle vie biliare è un momento particolarmente delicato, la maggior parte delle complicanze tecniche avviene infatti a questo livello. Può essere utile in alcuni casi eseguire una colangiografia intra-operatoria, vengono poi posizionati 4 drenaggi in aspirazione e chiusa in più strati la ferita chirurgica ed infine il paziente viene trasferito in terapia intensiva post-operatoria. (A cura di Sandro Filardi). |