Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Angelo Dante, Michela Marega, Adriano Peteani, Adriana Checchi, Lancia Loreto. Che cosa gli infermieri vedono? Frequenza e tipologia degli sprechi in area medica e chirurgica: studio cross-sectional. Professioni infermieristiche 2016;69(4):225–236.
Added by: Tania Diottasi (15/09/2019 18:03:43) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Angelo2016 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Economia sanitaria, Etica, Gruppi occupazionali, Management Sottocategorie: Allocazione delle risorse, Infermieri, Organizzazione del lavoro Autori: Adriana, Adriano, Angelo, Lancia, Michela Collezione: Professioni infermieristiche |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo).
Scopo. Documentare la frequenza e la tipologia degli sprechi nella pratica clinica infermieristica nonché le differenze tra l’area medica e chirurgica. Metodo. È stato condotto uno studio cross-sectional in un’azienda sanitaria del nord Italia. La raccolta dati, condotta su 100 infermieri nel settembre 2015, è stata effettuata con un questionario semi-strutturato costituito da 56 item suddivisi in 8 dimensioni di spreco (sovrapproduzione/sottoutilizzo, attese, scorte, processo, disservizi ed errori, trasporto materiali e flussi informativi, movimenti, dispersione delle conoscenze). Risultati. Nella settimana lavorativa sono stati segnalati 2028 sprechi, con una media di 20.2 ±9.2 infermiere. Settecentocinquantanove (37.4%) di essi si sono verificati in area medica, mentre 1269 (63.6%) in area chirurgica. Nella dimensione “processo” si è verificato il maggior numero di sprechi (398; 19.6%). Nelle diverse dimensioni le principali tipologie di spreco sono state: l’uso improprio di energia (30.0%), l’attesa del medico (17.1%), la carenza di materiali (33.1%), l’eccesso di risorse umane distribuite in modo non ottimale (31.8%), la disponibilità di risorse umane inferiore alle esigenze organizzative (22.4%), le prescrizioni terapeutiche incomprensibili e/o incomplete da parte del medico (22.6%), la ricerca di presidi in magazzini lontani o esterni al reparto (23.9%), il trasferimento di utenti da un reparto ad un altro (30.0%) e la ridotta applicazione delle evidenze scientifiche nella pratica clinica (51.7%). Non sono emerse differenze significative tra le due aree cliniche indagate (p-value = 0.480). Conclusioni. Lo studio rappresenta un contribuito al dibattito nazionale sul fenomeno degli sprechi in ambito sanitario e fornisce utili spunti di riflessione sulle possibili strategie di contenimento. |