Buscemi Manuela, D'Ambrosio Francesco, Rosati Moris. Complicanze legate alla modalità di somministrazione della Nutrizione Enterale: implicazioni cliniche nella pratica infermieristica. Revisione della letteratura. Scenario 2019;36(1):18–23.
Added by: Daniela Forte (30/07/2019 17:35:05)
Last edited by: Daniela Forte (19/06/2021 15:35:06)
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Abstract
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(Trascritto dall’articolo). Introduzione: la Nutrizione Enterale (NE) è una tipologia di alimentazione artificiale comunemente usata nei pazienti critici ricoverati nelle Unità di Terapia Intensiva (UTI), in grado di garantire un’adeguata nutrizione e sostenere uno stato di salute ottimale, qualora sia andato perduto. La criticità del paziente porta ad un particolare assetto ormonale che determina un elevato catabolismo andando incontro al rischio di sviluppare malnutrizione calorica. Scopo: Cercare in letteratura evidenze aggiornate che confrontano le diverse modalità di somministrazione (in continuo, intermittente o bolo) della nutrizione enterale prepilorica nei pazienti adulti ricoverati in terapia intensiva, che siano in grado di ridurre il maggior numero di complicanze e/o rischi per il paziente quali il ristagno gastrico, l'aspirazione polmonare, la diarrea, la stipsi, il vomito o l'aumento glicemico. Materiali e metodi: è stata condotta una revisione della letteratura sulla comparazione delle modalità di somministrazione della Nutrizione enterale. Tramite il servizio wireless OneSearch sono state consultate le banche dati PubMed e Cinahl. Gli articoli considerati sono stati compresi tra gennaio 2002 e aprile 2018.Risultati: durante la ricerca sono stati selezionati e inclusi nella revisione 10 studi: sette RCT, due studi di coorte ed uno studio pilota. Tutti questi studi confrontano due modalità su tre di quelle prese in considerazione e quindi per facilitare il confronto abbiamo diviso gli studi in tre gruppi: il primo costituito da 5 studi nei quali viene comparata la modalità bolo VS continuo, il secondo costituito da 4 studi nei quali si confronta la modalità intermittente vs continuo ed infine il terzo gruppo costituito da un solo studio dove si compara la modalità bolo vs intermittente. Conclusione: i pazienti critici in Uti costituiscono un gruppo di soggetti eterogenei dove è difficile stabilire una decisione in maniera univoca. Tra le evidenze scientifiche prese in considerazione non prevale una modalità ben precisa, anche se in buona parte la via in continuo produce meno effetti collaterali per il paziente. La buona pratica clinica consiglia di iniziare il trattamento in maniera continua perché più tollerabile per il paziente.
Added by: Sandro Filardi Last edited by: Daniela Forte
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