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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Manfredi Federica. Saper accompagnare. Una proposta formativa per ripensare la morte in prospettiva antropologica. NEU 2017;36(3):66–73. 
Added by: Laura Scozzo (25/06/2019 09:21:27)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Manfredi2017
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Categorie: Antropologia, Etica, Infermieristica clinica, Management
Sottocategorie: Antropologia culturale, Cure palliative, Formazione del personale, Lutto, Morte, Rapporto infermiere-paziente
Keywords: Accompagnamento alla morte, Formazione permanente
Autori: Manfredi
Collezione: NEU
Visualizzazioni: 1/1001
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Allegati    
Abstract     

(Trascritto dall’articolo). Affrontare il tema della morte è una sfida difficile per chiunque, ovunque e in ogni momento storico. Sostenere le persone che guardano al proprio fine è ancora più difficile oggi: gli scienziati sociali affermano che stiamo vivendo la crisi della cultura della morte, che è responsabile della contemporanea elaborazione della fine della vita. La morte è un tabù e questa condizione provoca una carenza culturale: non sappiamo come gestire i morenti, gli anziani i malati terminali, così come i loro parenti sofferenti. Le persone che lavorano in questo ambiente sono esposte a stress e gravi difficoltà psicologiche; una delle ragioni è che non hanno strumenti culturali adeguati per affrontare la morte. Nel dicembre 2014 e nell'aprile 2015, ho guidato un workshop per sensibilizzare i partecipanti sul tabù della morte nella cultura italiana contemporanea, utilizzando una metodologia informale e partecipativa. I miei obiettivi erano di promuovere discussioni strutturate e creare strumenti volti ad aiutare i partecipanti nella loro attività quotidiana di cura dei pazienti terminali. Grazie a questo seminario, i partecipanti hanno messo in discussione le ipotesi del passato e hanno ripensato la morte per sostenere la loro attività quotidiana nella cura dei pazienti terminali, costruendo una conoscenza comune pronta per essere utilizzata. Anche se questa esperienza è stata solo il primo passo di un processo di educazione permanente, ha ripristinato la fiducia in se stessi e ha smantellato il senso di isolamento. Il workshop potrebbe essere proposto ad altri professionisti coinvolti nella cura dei pazienti terminali, al fine di offrire strumenti culturali in grado di aiutare chi lavora quotidianamente con la morte e persone sensibili che desiderano rafforzare il dialogo interdisciplinare con l'antropologia medica. (Traduzione di Laura Scozzo).