(Trascritto dall’articolo)
Nella gestione di organizzazioni complesse quali le Aziende Sanitarie, un valido supporto viene da tecniche contemporanee che rappresentano un vero e proprio aiuto per chi è chiamato a compiere decisioni e assumere responsabilità. La conoscenza è diventata una delle chiavi per migliorare le performance delle organizzazioni sanitarie. In questo senso, quindi, il presente lavoro vuole sintetizzare e rinnovare l’importanza del knowledge management (KM) quale metodologia applicata alle attività rivolte all’apprendimento di nuovi modelli e strumenti sanitari, essendo per definizione un approccio trasversale utile ad ogni altro strumento di gestione organizzativa. La questione, quindi, è quanto sia importante oggi per il management sanitario ripensare a cosa s’intenda per organizzazione (dimensione sociale, gerarchia, controllo). Il management sanitario moderno deve saper conoscere la propria organizzazione, conoscerne le persone che la compongono e deve saper gestire consapevolmente e, nel caso, modificare i contesti operativi. Pertanto, attraverso gli approcci di KM, è possibile gestire in maniera adattata Persone (es. team professionale), Processi (es. WorkFlow), Tecnologie (es. e-Health) e progresso scientifico, organizzativo e tecnologico nella sanità pubblica. L’implementazione di un sistema ASL evidence-knowledge ha, quindi, come obiettivo principale, quello d’introdurre un cambiamento nella pratica routinaria degli operatori, a partire dal vertice. Nelle ASL, le Direzioni Aziendali devono poter garantire alle proprie comunità di riferimento, un trasferimento di conoscenze in merito a modelli, strumenti, casi ed esempi di soluzioni per il miglioramento professionale. La governance aziendale deve perciò sostenere e governare il cambiamento attraverso lo sviluppo di percorsi d’apprendimento. La conoscenza nelle ASL può essere sfruttata anche attraverso l’applicazione pratica e la condivisione delle esperienze in un settore ad alta intensità di conoscenza, fatta prevalentemente di operatori specializzati, laureati e diplomati, che si rivolge ad un “mercato captive” di circa 60 milioni di cittadini, tutti potenzialmente anche utenti. Le organizzazioni devono, pertanto, governare la conoscenza esistente e favorire le condizioni per la creazione continua, stimolando l’acquisizione di nuova conoscenza e la sua applicazione e condivisione.
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