Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Manzoni E. Il nuovo tempo dell’assistenza infermieristica: antichi radici per foglie nuove. L’attimo come luogo di salvezza dell’umano. AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2015;27(2):93–99.
Added by: Sandro Filardi (01/12/2018 10:41:42) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Manzoni2015 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Filosofia Sottocategorie: Filosofia dell'assistenza, Rapporto infermiere-paziente Autori: Manzoni Collezione: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria |
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Allegati |
Abstract |
In questo articolo l’autore ha come obiettivo di provare a descrivere il tempo in camera operatoria come paradigma del vivere umano. Di tutte le dimensioni la cronologia è il luogo più semplice di analisi del concetto e si serve spesso del pensiero dualista sospeso in una opposizione tra il non-avere-tempo e la interminabilità-del tempo. In camera operatoria questo dualismo raggiunge il suo apice. Gli infermieri e gli operatori vedono il proprio tempo cronologico accellerarsi: molte procedure da rispettare in minor tempo; ritmi sempre più elevati per efficientare le aperture di sala operatoria; scarsità di personale. Eppure questa percezione del tempo nelle persone operande che entrano in sala operatoria è diametralmente opposto: il tempo si sospende e si allunga aumentando l’ansia dell’ignoto. Chiamati a vivere il nostro tempo: L’unica cosa certa è l’incertezza. Denominiamo l’incertezza crisi che nell’uso comune ha assunto un’accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull’etimologia della parola crisi, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire prossimo. Le due parole chiave del vivere oggi nei mondi occidentali, come quello europeo, sono complessità e cambiamento. Accogliere la complessità significa infatti rispettare l’intero ed ottenere un risultato che è maggiore e diverso della somma dei risultati dei singoli elementi che compongono l’intero medesim. Complessità è assumere l’incertezza come sfida. I determinanti del vivere in continua evoluzione: spazio e tempo: L’uomo, inteso come genere, è sempre uguale a se stesso e, nel contempo, l’uomo è sempre diverso da se stesso. Le due cifre del cambiamento della dimensione antropologica sono la continua evoluzione dei due determinanti culturali per eccellenza: lo spazio e il tempo. Prima di essere luoghi fisici sono entrambi occasioni di pensiero e di identità. Lo spazio non è solo il luogo o i luoghi della vita e salute. Esso dapprima è una concezione di libertà nel situarsi, nel concepire sé stessi all’interno o al di fuori di una realtà. Per tempo intendiamo il rapporto stretto intercorrente tra cronologia e vivere dell’uomo. Oggi il tempo, in sanità è compenetrato in sé. Il tempo in camera operatoria: Si impone una suddivisione netta, ai fini della trattazione, tra almeno due categorie di tempo: l’attimo (istant) è l’ora (now). Ma che centra tutto questo in Camera Operatoria? Esso è luogo privilegiato di congiungimento dei tempi, per fare del tempo un luogo di immanenza di umanità. Ecco perché l’assistenza infermieristica non ha un tempo ma è essa stessa un tempo. E’il tempo del toccare, è il tempo dell’assistere, è il tempo della nostra attività quotidiana. Si è troppo spesso pensato all’attività dell’infermiere in camera operatoria come una attività tecnica. Ma la tecnica e la tecnologia sono mezzo e mai fine. Nell’oggi non si può dividere scienza e coscienza: siamo uomini e donne di scienza per uno scopo (telos) disciplinare che è la felicità dell’uomo. Rinnovare il tempo nel quotidiano: Il vero demonio da sconfiggere in Camera Operatoria (e tanto più in quelle specialistiche), è l’abitudine. Tutti i giorni le stesse cose, gli stessi colleghi, gli stessi respiratori e le stesse procedure, la stessa vita minacciata, le stesse tecniche operatorie, portano a non cogliere più che ogni persona che incontriamo è diversa. Nella scarsità del tempo cronologico, a me vostro paziente che aspetta di essere operato, sentire sfiorare la mano, il mio nome detto con pazienza, lacera il velo della paura e mi svela. E mi sento appieno uomo. E sento realizzarsi la pienezza dell’umanità che solleva la mia dignità. E quanto accade a me paziente accade anche a te infermiere poiché la reciprocità di comprensione solleva la dignità reciproca. Proprio in questi tempi incerti, in cui il futuro delle nostre società europee appare incerto e minacciato e tutto sembra difficile, buio e destinato, le piccole ordinarie cose, sono l’alba del sorgere di una nuova umanità. E di questo, noi infermieri siamo testimoni e protagonisti.
(A cura di Sandro Filardi). |