Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Donvito Maria. Infezioni in UTI: ricerca qualitativa dei processi e delle pratiche comunicative sanitarie. NEU 2012;31(4):4–12.
Added by: Saverio Mosetti (23/11/2018 17:59:11) Last edited by: Saverio Mosetti (23/11/2018 18:51:54) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Donvito2012 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Igiene, Infermieristica specialistica, Management, Psicologia Sottocategorie: Benessere organizzativo, Igiene e tecnica ospedaliera, Infermieristica in area critica, Psicologia del lavoro Keywords: Infezioni correlate all'assistenza, Terapia intensiva Autori: Donvito Collezione: NEU |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo).
Le infezioni nei reparti di UTI (Unità di terapia intensiva) rappresentano un problema clinico rilevante. La terapia intensiva presa in esame in questa ricerca presenta, rispetto ad un dato nazionale pari al 9%, un tasso di infezioni pari al 12.3%. Tale scostamento significativo ha indotto ad indagare le cause partendo dall’ipotesi secondo cui una parte non trascurabile dell’incidenza delle infezioni sia da imputarsi ad aspetti non squisitamente sanitari della vita di reparto, bensì al sistema valoriale di riferimento che gli operatori traducono in pratica operativa. Per comprendere il fenomeno è stato utilizzato un approccio qualitativo, mediante la tecnica del focus group, per studiare l’ipotesi di partenza. Allo scopo di garantire la riservatezza, i focus, della durata di due ore, sono stati condotti in forma anonima, e, gli operatori non erano stati preventivamente informati sul tipo di indagine svolta. Il gruppo di studio, pur essendo costituito da professionisti risulta immaturo proprio da un punto di vista professionale. Ogni singolo individuo è alla ricerca di sicurezza perché incerto e confuso. Per loro è necessaria una continua definizione di regole, di priorità, di attività ma soprattutto di scopi e obiettivi ricercati all’esterno di essi, ossia da qualcuno che possa guidarli. Legano le responsabilità, che sono proprie, ad altri. In questo modo tendono a giustificare il loro operato, ma in particolare la sensazione di sentirsi solo un mezzo per attività tecniche che, però, percepiscono come riduttive. In realtà, la soluzione sarebbe in ognuno di loro, ma non sono capaci di vederla perché non riescono a costruire un senso di fiducia reciproca, basato su comportamenti propri dei professionisti che porterebbe a consapevolezza del ruolo, capacità di cooperazione, capacità di gestione dei conflitti, flessibilità, costruttività, gestione del potere verso l’organizzazione, capacità di darsi e raggiungere obiettivi ma, in particolare, la curiosità verso un lavoro che non percepiscono come professione. |