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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Russo Francesca, Appendini Lorenzo, Vicario Franco, Piazza Simone, Alabiso Oscar, Valle Alessandro. Il Palliative Prognostic Index (PPI) come strumento di valutazione prognostica: studio osservazionale in un hospice di Torino. La rivista italiana di cure palliative 2012;14(4):11–18. 
Added by: Sara Martelli (07/04/2014 13:10:14)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Russo2012
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Categorie: Infermieristica clinica, Infermieristica specialistica, Strutture sanitarie
Sottocategorie: Cure palliative, Cure palliative, Infermieristica in oncologia, Strutture sanitarie accreditate
Keywords: , Hospice
Autori: Alabiso, Appendini, Piazza, Russo, Valle, Vicario
Collezione: La rivista italiana di cure palliative
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Allegati    
Abstract     
(Trascritto dall’articolo).
La valutazione della prognosi in cure palliative rappresenta uno dei momenti più delicati nella relazione tra famiglia e medico. La stima di sopravvivenza è utile per numerose ragioni: offrire al paziente e alla famiglia una maggiore consapevolezza della malattia e prospettive riguardo alla vita residua, consentire all’équipe medica di programmare interventi assistenziali adeguati e proporzionati e favorire l’adozione di un linguaggio comune, finalizzato anche alla ricerca scientifica. Al di fuori di un contesto correlato alle cure palliative, come in un reparto di medicina generale o di un’altra specialità medica, la valutazone prognostica può agevolare l’invio del paziente ai servizi territoriali e residenziali competenti. Tra i diversi strumenti validati disponibili in letteratura per la valutazione prognostica è stato scelto il Palliative Prognostic Index (PPI), applicato per 51 pazienti dell’Hospice F.A.R.O. “Sergio Sugliano” di Torino nell’arco di 6 mesi. Tale strumento ha il pregio di porre l’attenzione su elementi prevalentemente clinici piuttosto che strumentali. Nel nostro studio il PPI ha mostrato una sensibilità (capacità di identificare i pazienti con sopravvivenza inferiore a 3 settimane) del 70 % e una specificità (capacità di identificare i pazienti con sopravvivenza superiore a 3 settimane) dell’81%.
Added by: Sara Martelli