Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Virgili Gianni, Barchielli Alessandro, Balzi Daniela, Matarrese Daniela, Paci Eugenio, Gusinu Roberto, et al. Mortalità dopo infarto miocardico: quanto la rete locale di organizzazione dell’assistenza conta nell’interpretazione di indicatori dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Epidemiologia & Prevenzione 2013;37(2-3):176–179.
Added by: Mauro Iossa (05/11/2013 15:03:07) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Virgili2013 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Igiene, Infermieristica specialistica, Scienze dell'informazione, Strutture sanitarie Sottocategorie: Archivi, Aziende ospedaliere, Infermieristica in cardiologia, Malattie cronico-degenerative Autori: Balzi, Barchielli, Gensini, Gusinu, Matarrese, Paci, Virgili, Zuppiroli Collezione: Epidemiologia & Prevenzione |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). Il Piano nazionale esiti (PNE) ha valutato la performance delle strutture ospedaliere italiane rispetto a vari indicatori, tra cui la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto miocardico acuto. Il risk adjustment viene effettuato utilizzando dati demografici e comorbilità ottenute dagli stessi dati contenuti nelle schede di dimissione ospedaliera (SDO) del ricovero indice e dei due anni precedenti. La classificazione ICD-9-CM 410.7* del sottotipo NSTEMI (infarto miocardico senza elevazione del tratto ST) di infarto, di minore severità, non è stata utilizzata per la nota variabilità d’uso di questa codifica. Abbiamo tuttavia riscontrato che il rischio relativo di morte aggiustato rispetto alla media nazionale, calcolato dal Piano per ogni struttura, è negativamente associato alla percentuale di infarti NSTEMI trattati dalle strutture toscane e fiorentine, coerentemente con l’ipotesi che una selezione del paziente viene effettuata dalla rete dell’emergenza allo scopo di inviare il paziente con infarto STEMI (infarto miocardico con elevazione del tratto ST) alle strutture con laboratorio di emodinamica e attività di riperfusione (24 ore per 7 giorni). I dati clinici individuali dello studio AMI-Florence, condotto su 3.200 pazienti con infarto nella Provincia di Firenze nel periodo aprile 2008-marzo 2010, mostrano che la codifica 410.7* è sottoutilizzata. L’analisi, basata sulla diagnosi di dimissione SDO (410.7*vs. altri codici 410*), non spiega le differenze di mortalità tra le strutture fiorentine, a differenza di quanto avviene utilizzando una classificazione della tipologia di infarto (STEMI/NSTEMI) effettuata sulla base della documentazione clinica dello studio AMI-Florence. Added by: Mauro Iossa Last edited by: Mauro Iossa |