Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Casini Carlo, Casini Marina. Una nuova riflessione sul significato dell'obiezione di coscienza alla luce di una sentenza ingiusta. Nota a Cass.n. 14979 del 2 aprile 2013. Medicina e morale 2013;62(2):275–297.
Added by: Eleonora Pettenuzzo (06/09/2013 17:18:34) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Casini2013 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Legislazione Sottocategorie: Aborto, Bioetica, Dilemmi etici, Legislazione sanitaria, Obiezione di coscienza, Principi etici, Rapporto medico-paziente Keywords: Aborto volontario Autori: Casini, Casini Collezione: Medicina e morale |
Visualizzazioni: 1/1597
Indice di Visite: 23% Indice di Popolarità : 5.75% |
Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). Il contributo esamina la sentenza della Corte Suprema di Cassazione n. 14979 del 2013 che ha per tema l'obiezione di coscienza all'aborto. Nella fattispecie, un medico ginecologo viene pesantemente condannato per aver fatto valere il suo diritto di sollevare obiezione di coscienza (previsto dalla legge 194/1978) per attività che secondo i giudici non sono coperte dall'obiezione di coscienza. Nella prima parte dell'articolo, gli Autori muovono osservazioni critiche riguardo alla particolare severità della sentenza e riportano la ricostruzione dei fatti così come emerge dalle indagini giudiziarie. Di seguito concentrano l'attenzione sul significato e l'estensione del concetto di intervento medico-chirurico in generale e abortivo in particolare, osservando che nella misura in cui un'attività, sebbene non rientrante nel “nucleo” dell'intervento, è programmata dall'inizio come fase conclusiva (tanto che se non vi fosse la certezza di effettuarla, non potrebbe neanche iniziarsi l'intervento) tale attività è la parte integrante dell'intervento stesso e dunque, trattandosi di aborto, coperta da obiezioni di coscienza. Rilevante ai fini di questa valutazione è l'evidente nesso di causalità che tiene in un tutto unitario i vari momenti che si susseguono cronologicamente. La questione squisitamente giuridica della revoca immediata dell'obiezione viene risolta alla luce della differenza tra l'eventuale accettazione preventiva e l'esecuzione dell'ordine imprevisto. L'aspetto comunque più significativo è legato all'interrogativo che fa da cornice a tutto il contributo: perchè tanta avversione contro l'obiezione di coscienza sanitaria con riferimento all'aborto? La risposta si trova nella negazione esplicita o implicita, ma anche nella semplice dimenticanza, che il figlio è figlio fin dal momento del concepimento. Il diritto di aborto – si legge nella sentenza della Cassazione – è stato riconosciuto come ricompreso nella sfera di autodeterminazione della donna”. Questo pensiero, sottolineano gli Autori, è espressione di una deriva che, avviatasi con la sentenza costituzionale del 1975, avanzata con la legge 194/1978 e gravemente consolidatasi con la pretesa del “diritto” di aborto, nasce dal rifiuto di porre lo sguardo sul figlio concepito e, di conseguenza, avversa l'obiezione di coscienza. Per questo c'è ancor più bisogno di ripetere, concludono gli Autori, che il fondamento e la tutela dell'obiezione di coscienza dipendono dal riconosciento che il concepito è uno di noi. Interessanti anche gli spunti giuridici di livello internazionale. Added by: Eleonora Pettenuzzo |