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Rocca G. La chirurgia delle fratture complesse di bacino. AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2005;17(2):179–182.
Added by: Daniela Trinca (20/08/2007 18:22:59) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Rocca2005 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica specialistica Sottocategorie: Infermieristica in chirurgia, Infermieristica in ortopedia, Infermieristica intraoperatoria Keywords: Politraumi Autori: Rocca Collezione: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria |
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Allegati |
Abstract |
Le fratture di bacino sono state trattate per lungo tempo in modo conservativo, ma si avevano esiti importanti di invalidità, zoppie, artriti dolorose. Solo verso il 1960 la chirurgia a cielo aperto del bacino ebbe inizio, ma le vie chirurgiche di accesso erano particolarmente complesse e vi era l’insorgenza di gravi complicanze quali vaste necrosi cutanee e muscolari. Oggi si verificano traumatismi sempre più gravi e complessi con un aumento da parte del paziente della richiesta di efficienza e il rifiuto di qualsiasi invalidità residua. Tali aspetti hanno ridestato l’interesse dei chirurghi per il trattamento chirurgico delle fratture complesse di bacino. I chirurghi pelvici utilizzano prevalentemente due vie di accesso: l’accesso posteriore o via di Kocher-Langenbeck, e l’accesso anteriore, descritto da Letournel. Può essere effettuato anche solo un limitato accesso anteriore, alla sola regione pubica mediante la via di Pfannenstiel. I pazienti traumatizzati sono sempre in gravi condizioni, l’anestesista deve stabilizzarli emodinamicamente nel più breve tempo possibile in modo da permettere una precoce aggressione chirurgica. Le ossa del bacino infatti, tendono a calcificare rapidamente e l’intervento chirurgico deve essere eseguito entro quindici giorni dall’evento. E’ auspicabile la realizzazione di centri traumatologici di riferimento dove gravi traumatismi, come le fratture complesse di bacino, possano essere trattati nel modo migliore incrementando le possibilità di tornare a una normale vita di relazione. (A cura di Daniela Trinca). Added by: Daniela Trinca Last edited by: Daniela Trinca |