Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Binetti Paola, Marinucci Alessandra. Il bambino davanti alla paura della morte: l'infermiere come figura di attaccamento secondaria. International nursing perspectives 2003;3(1):5–16.
Added by: Teresa Compagnone (10/04/2007 08:12:23) Last edited by: Alessandra Bonfigli (19/11/2009 13:31:38) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista ID no. (ISBN etc.): 1592-6478 Chiave di citazione BibTeX: Binetti2003a Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica clinica, Psicologia Sottocategorie: Morte, Sicurezza Autori: Binetti, Marinucci Collezione: International nursing perspectives |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). Introduzione. La teoria dell’attaccamento offre un modello interpretativo interessante per la gestione di varie forme di paura nei bambini, soprattutto della paura della morte, che può assumere i connotati dell’angoscia, con caratteristiche qualitativamente simili a quelle sperimentate in seguito ad una separazione o una perdita, considerabili come variabili dei fondamentali processi di lutto. L’infermiere, se è capace di contenere oltre alle angosce del bambino anche le angosce materne, attivate dalla percezione del possibile evento separativo dal figlio, rappresenta una figura di attaccamento secondario di grande efficacia nei confronti della diade madre-bambino. Scopo del presente studio è confrontare la rappresentazione mentale della morte nell’immaginario infantile di bambini sani e di bambini ricoverati, per valutare in che modo durante il periodo di degenza l’infermiere possa interagire con il bambino per contenerne le ansie persecutorie e le pulsioni autoaggressive, indotte dal distacco dalla madre e dal proprio ambiente familiare. Materiali e metodi. L’indagine prende in considerazione un campione non probabilistico di bambini intorno agli 8 anni, selezionati in una scuola e in una struttura ospedaliera. Per misurare lo stato di ansia è stata utilizzata una batteria di test proiettivi, tra i quali il disegno della famiglia, le favole della Duss e la tecnica di completamento della storia. Risultati. I bambini oggetto di indagine sono stati 77, di cui 57% sani e 43% ricoverati, 52% maschi e 48% femmine. Nei bambini sani è emerso, nella maggioranza dei casi, un attaccamento sicuro, quando l’ambiente familiare appariva stabile ed ordinato negli affetti, ma anche nei rituali e nei modelli organizzativi, mentre nei bambini ospedalizzati è emersa una maggiore ansia da separazione, in relazione con la mancanza di un assetto ambientale stabile e con l’alternarsi di figure di attaccamento secondario addette alla cura. Discussione. L’ansia da separazione, caratterizzata da insicurezza e scarsa autostima, dal senso di isolamento, dalla dipendenza dall’adulto prestatore di cure e dalla paura della morte, è sempre presente nel bambino malato e nella memoria che anche il bambino sano conserva di eventi pregressi di malattia. La perdita di punti di riferimento spazio-temporali accentua in modo significativo l’angoscia e disorienta il bambino, che non riesce prevedere cosa accadrà, per il frequente cambiamento dei rituali e per l’aspetto minaccioso che assumono alcuni eventi mano a mano che la malattia assume caratteri di maggiore gravità. La rapida alternanza di figure di accadimento, che non lasciano al bambino la possibilità di instaurare una relazione di affidamento sereno e consapevole, aumenta il livello di precarietà nella sua percezione del dove sono e con chi sono, per cui mina dalla base il calore rassicurante di possibili figure di attaccamento secondario. Added by: Teresa Compagnone Last edited by: Alessandra Bonfigli |