Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Papa Alessandra. Il malato e il nemico. Questioni etiche e antropologiche dell’uso sociale della medicina. Medicina e morale 2012;62(4):571–588.
Added by: Eleonora Pettenuzzo (01/02/2013 17:00:23) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Papa2012a Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Antropologia, Etica Sottocategorie: Bioetica, Principi etici Keywords: Autori: Papa Collezione: Medicina e morale |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). L’articolo è una riflessione filosofica intorno alla medicina predittiva; una nuova forma di indagine medica che rischia di diventare un’insormontabile verità oracolare, allorquando la malattia si traduce culturalmente in processi di esclusione e di riconoscimento negativo: processi che identificano definitivamente l’essere umano con un danno organico. Rischio culturale, inoltre. Quello dell’inimicizia rispetto al malato, che in chiave politica si ripropone in termini di cittadinanza fragile, come per esempio accade con i tentativi di strumentalizzare le nuove metodologie di lettura profonda della persona. Una capacità di predizione che, nelle sue applicazioni pratiche, ci mette perciò di fronte a non pochi aspetti problematici, persino inediti. Si profila, cosicchè, la possibilità che l’azione terapeutica stessa sia esautorata per rispondere a esigenze di una mera medicalizzazione e che questa abbia, in effetti, come unico obiettivo quello di soddisfare solo meri criteri di produttività funzionale, all’interno di un progetto sociale sanitario legato a modelli interpretativi bio-organici della persona umana. Da qui l’implosione degli stessi concetti di malattia e di malato, la malattia è infatti, intesa come fatto privato e debitum sociale, anche quando solo presunta attesa, e la persona malata viene ad essere intesa come disfunzionale, non degna di amicizia e solidarietà sociale, cioè come una sorta di nemico pubblico. Il che, su un piano politico, si risolve inevitabilmente in una perdita di cittadinanza attiva. Nei nuovi e più complessi scenari della medicina diagnostica – rispetto all’eredità genetica e rispetto alla cosiddetta biopolitica – si pone allora come un’emergenza il problema della cittadinanza fragile e del cittadino vulnerabile, a causa del prevalere della lettura dell’immagine genetica dell’essere umano rappresentato, oramai, mediante la comparazione di screening, test diagnostici e profili di rischio. Added by: Eleonora Pettenuzzo |