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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Agazzi Evandro. Il dolore e la sofferenza umana alla luce della ragione e della fede cristiana. Medicina e morale 2012;62(5):733–747. 
Added by: Eleonora Pettenuzzo (01/02/2013 15:44:12)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Agazzi2012
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Categorie: Infermieristica clinica, Infermieristica di comunità
Sottocategorie: Dolore, Dolore, Sintomi
Keywords: Dolore
Autori: Agazzi
Collezione: Medicina e morale
Visualizzazioni: 1/1769
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Indice di Popolarità: 6%
Allegati    
Abstract     
(Trascritto dall’articolo).
Il dolore e la sofferenza sono realtà negative la cui evidenza non può essere dissolta da sottili disquisizioni filosofiche. L’essere umano cerca di “dare una ragione e un senso” alla realtà che lo circonda, ma non riesce a farlo per la zona della realtà costituita dal male (ossia non trova una risposta razionale alla domanda “perché il male?”). Nell’ambito puramente “mondano” il male rimane un enigma, ma diventa un autentico problema quando si ammetta l’esistenza di Dio: “problema del male” e “problema di Dio” si condizionano mutuamente. “Se Dio esiste, da dove viene il male?” Non può venire da lui (tutto ciò che esiste è di per sé buono), ma è solo prodotto dal cattivo uso che l’uomo fa del suo libero arbitrio (male “morale”) e Dio “tollera” questo male perché rispetta il libero arbitrio umano. Dolore e sofferenza (male detto talora “fisico”) sono conseguenza (come espiazione) del male morale e Dio, pur essendo infinitamente buono e onnipotente, non li elimina perché è anche sommamente giusto. Questa la risposta più classica della teodicea. Essa tuttavia non spiega davvero il dolore dell’innocente. In conclusione, il male rimane sostanzialmente inintelligibile utilizzando le categorie della razionalità umana e l’unica risorsa per una filosofia davvero razionalista (ossia che ritiene che una ragione deve esserci per ogni aspetto della realtà), è quella di ammettere che tale “ragione” supera le limitatezze della ragione umana e con ciò si apre verso l’accettazione della razionalità divina. La tesi che dolore e sofferenza umana sono espiazione del male morale è esplicitamente respinta da Gesù nel Vangelo ed egli ha compiuto molte opere miracolose per alleviare questi mali. D’altro canto ha liberamente accettato per se stesso il dolore, la sofferenza e la morte, mostrando così concretamente che anche Dio può soffrire, ma la sua resurrezione mostra nello stesso tempo l’onnipotenza di Dio, offrendo una risposta non concettuale, ma concreta alla compatibilità di dolore e onnipotenza divina. L’uomo è così invitato a combattere assieme a Dio dolore e sofferenza mediante opere effettive, e nello stesso tempo a dare un senso escatologico al dolore e al mare presente nel mondo fondandosi sulla bontà e onnipotenza di Dio. Gesù ha anche rotto la spontanea convinzione che il male compiuto debba essere espiato infliggendo altro male (la pena) a chi lo commette. Due mali non si compensano, bensì si sommano. La compensazione del male consiste nel perdono, che ne spezza la spirale esterna, mentre il pentimento ripara la ferita interna che la colpa infligge all’animo di colui che la commette. Tutto ciò rientra nella nuova visione dei rapporti che debbono legare gli uomini fra di loro e con Dio, ossia la prospettiva dell’amore, anche se rimane pur sempre misterioso per la ragione umana perché l’amore debba passare attraverso il dolore come sua prova.
Added by: Eleonora Pettenuzzo