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Cursano Roberto. La coltivazione domestica di cannabis è reato, anche se si tratta di piccole quantità. Corte di Cassazione, Sez. IV pen. – Sentenza 10 gennaio 2008, n. 871 [Rassegna di giurisprudenza]. Mondo sanitario 2008;15(1-2):47–48.
Aggiunto da: Giulia Antonina Petrangeli (29/12/2011 15:14:37) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Cursano2008.3376 Invia la risorsa per email ad un amico ![]() |
Categorie: Legislazione Sottocategorie: Legislazione sanitaria Autori: Cursano Collezione: Mondo sanitario |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). La coltivazione non autorizzata di piante, dalle quali sono estraibili sostanze stupefacenti o psicotrope, costituisce un reato di pericolo presunto o astratto essendo punito ex se il fatto della coltivazione, senza che per l’integrazione del reato sia necessario individuare l’effettivo grado di tossicità della pianta e senza che occorra fare riferimento alcuno alla sostanza stupefacente che da essa si può trarre e che può dipendere da circostanze contingenti, connesse alla sua crescita, al suo sviluppo ed alla sua maturazione. La Corte di Cassazione, smentendo la precedente pronuncia n. 40362 del 31 ottobre 2007 (v. Mondo sanitario, fascicolo n. 11/2007, in “Rassegna di giurisprudenza”), che aveva considerato lecita la coltivazione di piante di cannabis per uso ornamentale, ha confermato la condanna inflitta nel giudizio di merito per tale coltivazione. La nuova sentenza afferma che, in base alla normativa vigente, la coltivazione di marjuana è penalmente perseguibile di per sé, indipendentemente dalle caratteristiche droganti della pianta, avendo il legislatore ritenuto che la coltivazione non autorizzata di piante dalle quali si possono estrarre sostanze stupefacenti costituisce un reato di pericolo presunto o astratto, a prescindere dall’effettivo grado di tossicità della pianta e della sostanza stupefacente da essa estraibile, che può dipendere da circostanze contingenti.
Aggiunto da: Giulia Antonina Petrangeli |