Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Rossi Paolo. Divorati dal cibo? L'arco di Giano 2011(67):7–15.
Added by: Antonella Punziano (19/07/2011 12:35:10) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Rossi2011 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Antropologia, Infermieristica clinica Sottocategorie: Alimentazione Keywords: Disturbi alimentari Autori: Rossi Collezione: L'arco di Giano |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo) Il dissetarsi e lo sfamarsi degli appartenenti alla specie umana è solo apparenza “naturale”. E’ invece indelebilmente connesso all’artificialità delle tecniche del cucinare, agli strumenti per cuocere e per mangiare, alle cerimonie ed ai riti nei quali uomini e donne (ma a volte solo uomini) si raccolgono attorno a un luogo dove è imbandita una mensa. L’espressione Maccheroni (soprattutto in Francia e negli Stati Uniti) veniva un tempo impiegata per designare spregiativamente gli italiani. L’idea che gli altri mangino cose strane o disgustose era (e in certe zone del mondo è tuttora) largamente diffusa. L’accusa di cannibalismo, fra Cinquecento e Settecento, è stata rivolta a molte popolazioni che non hanno mai coltivato questa discutibile pratica. In Cambogia si mangiano coleotteri, scarafaggi d’acqua, gechi, pipistrelli. Oggi sono acquistabili su internet confezioni di cibi che comprendono scorpioni fritti, formiche, serpenti e carne di coccodrillo. Tuttavia i processi della globalizzazione non sembrano (su questo terreno) particolarmente veloci. Le differenze restano forti e, almeno in parte superabili. Perché il vitello sì e il cane no? Perché una ragazza nata e cresciuta negli Stati Uniti ci guarda inorridita se le diciamo che qualche volta abbiamo mangiato un coniglio? Perché la trippa affascina i fiorentini ed i milanesi (che la chiamano busecca) e viene considerata con schifo ed orrore dalla maggioranza degli americani? In un mondo che assume la bellezza e l’efficienza fisica come valori preminenti, che propone e reclamizza con totalitaria insistenza , spesso con aggressività, bellezza ed efficienza, che ha letteralmente cancellato dai mezzi di comunicazione di massa ogni e qualsiasi forma di pudore, determinati modelli di bellezza e di efficienza assumono un valore praticamente esclusivo. Sui disastrosi effetti che provoca tra le adolescenti l’ideale dell’ultra magrezza che propone oggi la moda non ci sono più dubbi. In altri termini: non ci sono quelli che affermano e quelli che negano l’esistenza del problema. Ci sono soltanto quelli che ne parlano e quelli che non ne parlano. Questi ultimi non solo non ne parlano, ma anche preferirebbero che nessuno ne parlasse e persistono ne continuare a proporre l’immagine della donna ragno o della donna chiodo o della donna grissino. Added by: Antonella Punziano |