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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Pettenati Giancarlo, Chittolina Fabio, Benazzi Barbara, Longhi Marina, Lopez Vanessa, Pognali Claudio. Saturimetria digitale a confronto con saturimetria frontale in corso di anestesia generale cardiochirurgia. L'infermiere 2010;54(5-6):21–25. 
Added by: Antonella Punziano (14/03/2011 16:14:56)   Last edited by: Antonella Punziano (14/03/2011 16:27:43)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Pettenati2010
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Categorie: Infermieristica clinica, Infermieristica specialistica
Sottocategorie: Infermieristica in cardiologia, Infermieristica in chirurgia, Percorso diagnostico-terapeutico ass. (PDTA)
Keywords: Procedure diagnostiche, Procedure terapeutiche
Autori: Benazzi, Chittolina, Longhi, Lopez, Pettenati, Pognali
Collezione: L'infermiere
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Indice di Popolarità: 4%
Allegati    
Abstract     
(Trascritto dall’articolo).
Obiettivo dello studio era confrontare il pulsiossimetro frontale (PF) con il pulsiossimetro digitale (PD) per verificarne l’affidabilità clinica in pazienti cardiochirurgici durante e dopo circolazione extracorporea (CEC). In 50 pazienti cardiochirurgici, operati in elezione per coronaropatie o per valvulopatie, sono stati rilevati prima, durante e dopo CEC: SpO2 frontale, digitale e SaO2. I valori della pulsiossimetria sono risultati leggermente superiori a quelli emogasanalitici, l’errore medio frontale è risultato minore rispetto a quello digitale (0,49 vs 1,64), ma la dispersione dei dati, evidente alla regressione lineare e all’analisi di Bland-Altman, è superiore (deviazione standard ±3,23 vs ±2,22, rispettivamente) con range di precisione 6,45 vs 4,46 e accettabilità 12,89 vs 8,91. Durante CEC entrambi i sensori hanno mancato la rilevazione in una percentuale di casi elevata (71% e 51% rispettivamente per il frontale e il digitale). Fuori CEC la percentuale di dati mancanti varia fra il 3% (PF) e 6% (PF), senza differenze fra i due gruppi. Dalla letteratura non emerge un parere univoco sulla superiorità di uno dei due tipi di pulsiossimetro, probabilmente a causa della diversa tipologia di pazienti e situazioni cliniche. La chirurgia cardiaca è spesso associata a ipotensione, ipotermia, uso di vasocostrittori e flusso continuo, condizioni che spesso inficiano l’uso del pulsiossimetro. In questo studio i sensori si sono dimostrati validi strumenti nella terapia intensiva postoperatoria e durante l’intervento chirurgico fuori CEC. Entrambi i pulsiossimetri si sono dimostrati utili per il monitoraggio del paziente fuori CEC, con un modesto scostamento dal valore di riferimento emogasanalitico; al contrario, durante CEC il loro uso si è dimostrato non accettabile ai fini del monitoraggio della saturazione arteriosa di ossigeno.
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