Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Carrasco de Paula Ignacio, Comoretto Nunziata, Turriziani Adriana. Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica. Medicina e morale 2007;57(6):1149–1163.
Added by: Eleonora Pettenuzzo (21/12/2010 18:08:40) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: CarrascodePaula2007 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Infermieristica clinica Sottocategorie: Bioetica, Comunicazione, Conservazione dell'immagine corporea, Cure palliative, Dilemmi etici, Etica infermieristica, Eutanasia, Rapporto medico-infermiere Autori: Carrasco de Paula, Comoretto, Turriziani Collezione: Medicina e morale |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). Il desiderio di morire sembra oggi espresso con frequenza sempre crescente dai pazienti, anche in situazioni cliniche che di per sé non sarebbero prossime alla morte. Per il medico, il desiderio di morire manifestato dal paziente non dovrebbe costituire un assunto ideologico da avvallare o da contrastare, quanto piuttosto un bisogno da colmare. L'articolo ha dunque l'obiettivo di indagare in quale modo si pone per il medico la volontà di vivere e/o la volontà di morire espressa dal suo paziente, quali conseguenze ha tale richiesta per l'operato del medico e quale spazio lascia alla sua competenza e al suo impegno professionale. Molti pazienti esprimono un desiderio di terminare la propria vita perché percepita come priva di “significato”, di “speranza” o di “dignità”. Soprattutto la nozione di dignità del paziente costituisce un riferimento frequente nelle decisioni etico-cliniche, soprattutto alla fine della vita; tuttavia, essa una comprensione piuttosto vaga e, soprattutto, non è sempre chiaro quali implicanze cliniche dovrebbe avere per la condotta del medico. In ogni caso, è certo che il concetto di dignità, sia nella definizione teorica sia nella esperienza che ne fanno i pazienti, ha a che vedere con la globalità dei tratti e dei bisogni del paziente, cioè con l'uomo tutto intero. Nella percezione che il paziente ha della propria dignità, dunque, riveste un ruolo significativo non tanto la malattia in quanto tale, con i suoi sintomi, quanto gli aspetti esistenziali che da quella malattia possono essere messi, per diverse ragioni e in modo diverso modo, a dura prova. Pertanto, la risposta ad una sofferenza che è reale ed è intensa non sembra essere una risposta medico in senso tecnico, ma sicuramente medica in senso etico: è la risposta dell'ascolto e della comunicazione, dell'attenzione alla sfera umana del paziente, oltre il limite segnato dalla malattia, ma aperta e accogliente nei confronti delle preoccupazioni espresse dal paziente e dalla sua personale esperienza della malattia. È nella stessa relazione, cioè nel fatto che esiste una vera relazione tra persone, la prima efficacia “terapeutica” del rapporto medico e paziente. Added by: Eleonora Pettenuzzo |