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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Stanley Robert. Potrebbe essere negato a neonati o bambini il diritto alla vita? Implicazioni legali sulle decisioni che possono compromettere la vita, in Inghilterra e nel Galles. Scenario 2009;26(1):24–29. 
Added by: Francesca Verde (15/12/2010 02:56:56)
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista
Chiave di citazione BibTeX: Stanley2009
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Categorie: Infermieristica specialistica
Sottocategorie: Infermieristica in pediatria
Autori: Stanley
Collezione: Scenario
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Allegati    
Abstract     
(Trascritto dall’articolo).
I bambini troppo giovani e immaturi per essere consapevoli, dipendono dai genitori per esercitare i propri diritti a una buona salute e alle cure mediche. I progressi fatti dalla tecnologia medica portano tuttavia medici e genitori, a confrontarsi con difficili dilemmi rispetto a quale sia la decisione appropriata da prendere. Ad esempio, un bambino ha diritto alla vita a qualunque costo? A domande come questa, la professione medica esercita un grande potere e sono i medici che in realtà possono decidere come meglio dare applicazione ai diritti del bambino. In caso di disaccordo fra genitori e medici, i giudici potrebbero essere chiamati a intervenire. A questo punto, il paternalismo medico può essere sostituito da quello giuridico e le prospettive proprie del bambino slittano in secondo piano. Lo scopo di quest’analisi del diritto alla vita (o alla morte) dei neonati si concentra sul diritto alla vita dei bambini, che può essere minacciato da decisioni che li riguardano.
Questa discussione si pone 3 obiettivi in particolare:
1. i limiti dei poteri dei genitori e la rilevanza di una disabilità mentale o fisica.
2. il diritto alla vita del bambino e le obiezioni dei genitori al trattamento salvavita.
3. l’astenersi dal trattamento nei confronti di bambini gravemente ammalati.
La legge continua a causare difficoltà per medici e genitori, che possono non essere in grado di determinare in via predittiva quale sarà la qualità di vita per il bambino nel caso in cui dovesse continuare l’intervento medico. I medici hanno un compito poco invidiabile quando hanno a che fare con il trattamento di questi bambini. Sebbene ci siano state richieste per un decreto che chiarificasse la legge sull’infanticidio, l’enormità dei problemi morali e legali che si pongono innanzi a un legislatore volenteroso fanno sì che la prospettiva di legislazione sia remota. Non ci sono ovviamente risposte giuste o sbagliate, ma è certamente poco realistico affermare che ogni bambino ha diritto alla vita; alcuni hanno anche diritto di morire. I medici, nel prendere le decisioni rispetto al trattamento, influenzano sempre di più l’ampiezza entro cui i diritti dei bambini, non sono necessariamente nella posizione migliore per fornire dei consigli su diritti come quello dell’integrità fisica, di essere consultato e di essere trattato con rispetto. Sebbene i medici non siano sempre i giudici migliori rispetto a quale sia il migliore interesse per il bambino, non lo sono neppure i genitori, che, non c’è da meravigliarsi, si possono trovare nell’impossibilità di essere oggettivi riguardo alle decisioni da prendere; anche i tribunali possono perdere di vista il proprio dovere di proteggere i diritti personali del bambino dall’essere infranti da decisioni che paiono essere le migliori, ma che possono invece dimostrarsi di interesse maggiore per chi si prende cura del bambino.
I diritti dei bambini non dovrebbero andare smarriti da qualche parte in mezzo a paternalismi parentali, medici e giudiziari.
Added by: Francesca Verde