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Sivo Stefania. Lebbrosi e Folli . Nursing oggi 2008;13(3):45–48.
Added by: Nadia Guardiani (28/07/2010 16:43:18) Last edited by: Nadia Guardiani (14/10/2010 17:04:20) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista ID no. (ISBN etc.): 1592-9892 Chiave di citazione BibTeX: Sivo2008a Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Storia Sottocategorie: Storia della medicina Autori: Sivo Collezione: Nursing oggi |
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Allegati |
Abstract |
Il presente saggio descrive lo scenario in cui vivevano le persone emarginate nel periodo del Medioevo ed età moderna in quanto affette da lebbra e da “follia”. Nell'escursus storico, l'autrice si sofferma sul come si presentava la persona affetta da lebbra, come viveva la sua malattia, l'emarginazione imposta dal contesto sociale anche alla luce dei vari studiosi dell'epoca: della Scuola medica Salernitana, Magister Bartolomeo di Salerno nella Practica, con Gerolamo Mercuriali nel De morbis puerorum e con Bernardino da Siena. Spiega dettagliatamente come e perché la società escludeva il lebbroso nonché la relativa organizzazione interna ai lebbrosari o lazzaretti. Analizza il concetto di carità a partire dal secolo XII, sottolineando la funzione di legittimazione e giustificazione della stessa dinnanzi a Dio. Anche il termine “follia”, comparso nelle Costituzioni di Melfi, viene analizzato dall'autrice in quanto tra il XII e XIII secolo non aveva valenza negativa situazione che si modificherà, nell'età moderna, con la segregazione dei folli definiti tali anche se storpi, mendicanti, vagabondi. Nasce da qui la reclusione in uno spazio, quale simbolo di diversità ed inutilità, denominato ospedale. (A cura di Nadia Guardiani). Added by: Nadia Guardiani Last edited by: Nadia Guardiani |