Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Milani Marina, Jankovic Momcilo. Cure di fine vita nel bambino. La rivista italiana di cure palliative 2005;5(4):21–26.
Added by: Concetta Di Mercione (03/06/2007 18:14:07) Last edited by: Alessandra Bonfigli (27/10/2008 16:51:09) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Milani2005 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Gruppi occupazionali, Infermieristica clinica, Infermieristica specialistica, Metodologia dell'assistenza infermieristica Sottocategorie: Continuità assistenziale, Cure palliative, Infermieri, Infermieristica in pediatria, Morte Keywords: Infermieri pediatrici Autori: Jankovic, Milani Collezione: La rivista italiana di cure palliative |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). La morte di un bambino è un evento difficilmente accettabile, non solo da parte dei familiari ma anche dell'équipe curante che vive questo momento come una sconfitta professionale. Di fronte a una malattia incurabile, anche se si tratta di un bambino, l'obiettivo primario del percorso di cura di fine vita, che deve essere sempre il più possibile condiviso con la famiglia, è quello di garantire al paziente la miglior qualità di vita possibile. La cura del bambino in fase terminale e della sua famiglia, deve essere considerata una parte integrante ed essenziale dell'attività nei reparti di terapia intensiva pediatrica. Il presente studio si è posto come obiettivo quello di valutare, mediante la revisione della letteratura, le differenti realtà dei vari centri in merito alle cure pediatriche di fine vita legate essenzialmente a diversi sistemi normativi e culturali. Le maggiori problematiche, legate alla gestione del bambino in fase terminale che sono emerse, riguardano la mancanza di programmi formativi specifici per le figure professionali che dedicano la propria attività in tale settore, la carenza di servizi territoriali che consentirebbero al bambino di trascorrere l'ultimo periodo della sua vita al proprio domicilio e la disomogeneità di comportamento in merito all'utilizzo di farmaci considerati potenzialmente letali, dettata prevalentemente da differenze culturali ma anche da proprie convinzioni etiche personali e da una preparazione scientifica spesso carente. Added by: Concetta Di Mercione Last edited by: Alessandra Bonfigli |