Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Imbasciati Antonio, Rossini Manuela. Le capacità relazionali come dimensioni dell'affettività nell'esperienza di caring. Nursing oggi 2008;13(1):15–18.
Added by: Nadia Guardiani (15/05/2009 13:09:32) Last edited by: Nadia Guardiani (07/11/2009 09:50:28) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista ID no. (ISBN etc.): 1592-9892 Chiave di citazione BibTeX: Imbasciati2008a Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Etica, Infermieristica clinica Sottocategorie: Comunicazione, Rapporto infermiere-paziente Autori: Imbasciati, Rossini Collezione: Nursing oggi |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). Nelle moderne organizzazioni sanitarie viene sostenuta la necessità di migliorare la relazione tra l’operatore e l’utente, ma si prospetta il problema di stabilire cosa sia la buona relazione. La buona relazione non è stabilita con la buona volontà, né con la cosiddetta sensibilità umana: occorrono capacità che non tutti hanno e che per essere acquisite necessitano di un tipo di formazione che incida sulle strutture profonde della personalità. La relazione investe la sfera dell’affettività e si avvale di processi comunicativi che travalicano il linguaggio verbale e con esso le intenzioni razionali e coscienti. Infatti, il termine “capacità relazionale” – dal latino “capax”, cioè atto a contenere - racchiude nel suo significato ciò che viene definito come capacità di contenimento o ampiezza contenitiva. Questo termine è la funzione materna per eccellenza, anzi è la funzione svolta dalla buona madre o dalla madre sufficientemente buona. Le capacità relazionali non sono quindi qualità esteriori, bensì qualità interiori, nello specifico si tratta di sentire, di essere presenti nella relazione, di saper entrare in contatto profondo con l’utente, comprendendone i bisogni, le richieste, le paure. Risulta evidente dunque che le capacità relazionali sono qualcosa di ben specifico: non si tratta di stabilire delle relazioni generiche, ma piuttosto di stabilire delle relazioni sufficientemente buone, sufficientemente sane. Le buone capacità relazionali non si possono quindi istituire in modo sbrigativo con il ricorso a una formazione sommaria e superficiale, ma bensì nel quadro di una formazione emotiva guidata, pena la svalorizzazione del relativo concetto e conseguenti inefficaci convinzioni e comportamenti degli operatori stessi. Added by: Nadia Guardiani Last edited by: Nadia Guardiani |