Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Fingolo A, Dalla Torre C, Coletti N. Impianto di condrociti autologhi su membrana di collagene. AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2008;20(3):313–321.
Added by: Daniela Trinca (24/04/2009 10:52:21) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Fingolo2008 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica specialistica Sottocategorie: Infermieristica in chirurgia, Infermieristica in chirurgia, Infermieristica in ortopedia, Infermieristica intraoperatoria Autori: Coletti, Dalla Torre, Fingolo Collezione: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria |
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Allegati | URLs http://www.aicoitalia.it |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo) La cartilagine ialina è una struttura architettonica ottimale per resistere alle forze di carico e di trazione proprie dell’articolazione. Spesso danni cartilaginei possono avvenire per fenomeni traumatici idiopatici o degenerativi. Queste lesioni condrali sono suddivise in base alla scala di Outerbrige. La cartilagine da sola non è in grado di riparare spontaneamente, la chirurgia sfruttando alcune tecniche di riparazione e proprietà rigenerative del tessuto offre questa possibilità. Le differenti procedure tradizionali miravano a rimuovere o a regolarizzare i margini delle lesioni o stimolare le migrazioni di elementi del midollo osseo. Si è passati alla tecnica di innesti osteocondrali autologhi mediante trasferimento di cilindretti più o meno ampi di tessuto cartilagineo da regioni di non carico nella sede del difetto. Esse possono essere effettuate per via artroscopica. La tecnica M.A.C.I. (Matrix-induced Autologous Chondrocyte Implantation) è una tecnica innovativa centrata sulla moltiplicazione in vitro dei condrociti per poi essere impiantati nella sede di lesione. I pazienti devono essere selezionati in base all’età, alle caratteristiche del difetto, tipo e dimensione. Le controindicazioni devono valutare eventuali deviazioni assiali o instabilità articolare (che devono essere corretti prima dell’atto chirurgico). Lesioni artritiche o degenerative, concomitanti patologie infettive o neoplastiche, gravi malattie sistemiche metaboliche, soprappeso, potrebbero precludere al protocollo. Nella prima fase c’è la campionatura del tessuto cartilagineo e del prelievo ematico. Seconda fase invio con documentazione dettagliata al laboratorio per coltura. Descrizione dettagliata dell’intervento. Terza fase impianto. Si conclude con la rimozione dal campo operatorio di tutto il materiale usato, e confezionamento di gambaletto gessato. Conclusioni: questa tecnica risulta essere innovativa, agevole, poco invasiva, e sicura. Added by: Daniela Trinca |