Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Mantovan Franco, Niederkofler Stefanie. La digitopressione nella prevenzione e nel trattamento della nausea e del vomito postoperatorio: una rassegna della letteratura. Nursing oggi 2007;12(3):38–42.
Added by: Nadia Guardiani (07/01/2009 22:14:10) Last edited by: Nadia Guardiani (07/11/2009 09:59:58) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista ID no. (ISBN etc.): 1592-9892 Chiave di citazione BibTeX: Mantovan2007a Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica clinica, Infermieristica specialistica, Metodologia dell'assistenza infermieristica Sottocategorie: Cure complementari, Infermieristica in chirurgia, Infermieristica post operatoria, Prevenzione Autori: Mantovan, Niederkofler Collezione: Nursing oggi |
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Allegati |
Abstract |
(Trascritto dall’articolo). La digitopressione (o agopressione) è un trattamento derivante dall’agopuntura e di recente introduzione nel nostro Paese. Mentre questa ultima è una tecnica che si avvale di aghi, l’agopressione è caratterizzata dal ricorso a strumenti meccanici non invasivi, poiché si serve dei polpastrelli dell’operatore. In pratica, l’agopressione prevede di intervenire nei medesimi punti corporei di agopuntura semplicemente con la pressione delle dita, attuando una sorta di micromassaggio che, se praticato nel modo corretto, determina un effetto equivalente a quello provocato dall’inserzione dell’ago. Questo modo di operare sembra dimostrarsi efficace quanto l’agopuntura stessa e viene indicato per una serie di disturbi che comprendono l’insonnia, alcune sintomatologie dolorose come la cervicalgia, la depressione, la bronchite, l’anemia, la sinusite, l’artrosi, la nausea e il vomito. Il presente articolo si propone dunque di esaminare alcuni aspetti di questa nuova cura, in relazione al trattamento della nausea e del vomito nel periodo post-operatorio e, in particolare, la sua efficacia come strategia preventiva e come misura per ridurre la sintomatologia in atto, influenzando positivamente la qualità di vita del paziente operato. Inoltre, propone una breve riflessione sulla concrete possibilità che tale trattamento possa essere inserito nelle unità operative di chirurgia degli ospedali italiani. Added by: Nadia Guardiani Last edited by: Nadia Guardiani |