Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma |
Santoro D. Protesi d’anca di rivestimento Birmingham hip resurfacing (BHR). AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2006;18(1):35–41.
Added by: Daniela Trinca (04/05/2007 15:30:33) Last edited by: Daniela Trinca (06/06/2007 15:57:49) |
Tipo di Risorsa: Articolo di Rivista Chiave di citazione BibTeX: Santoro2006 Invia la risorsa per email ad un amico |
Categorie: Infermieristica specialistica Sottocategorie: Infermieristica in chirurgia, Infermieristica in ortopedia, Infermieristica intraoperatoria Autori: Santoro Collezione: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria |
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Allegati | URLs http://www.aico.it |
Abstract |
(Trascritto dall'articolo). L’artroprotesi d’anca di rivestimento rappresenta una valida ed efficace alternativa alla protesi tradizionale, specialmente nei pazienti giovani e attivi; per le sue caratteristiche, mantiene la meccanica e l’orientamento dell’articolazione, senza indurre cambiamenti e, di conseguenza, riducendo al minimo le limitazioni funzionali indotte normalmente dall’impianto di una protesi articolare. Questo perché l’impianto di una protesi di rivestimento prevede il mantenimento del collo femorale, sul quale viene impiantata una testa di grande diametro che sostituisce la naturale testa del femore; l’acetabolo viene anch’esso sostituito con una componente protesica, che "riveste" la sede naturale. In buona sostanza quindi l’articolazione "usurata" viene semplicemente rivestita con componenti proteiche che non ne modificano la struttura e l’orientamento. Dopo un cammino durato più di trent’anni, presso il Royal Orthopedic Hospital di Birmingham si è giunti all’elaborazione di una protesi con componente acetabolare ibrida (con coppa in metallo estremamente rivestita da idrossiapatite) e componente femorale metallica di grande diametro; l’accoppiamento metallo/metallo consente di ridurre al minimo l’usura delle componenti, non produce detriti e riduce i rischi di osteolisi. Parallelamente è stata elaborata un’apposita tecnica chirurgica, che consente una rapida e precisa individuazione del fisiologico orientamento articolare del paziente e della misura di protesi più adatta. La tecnica prevede per prima la lavorazione del femore, con centraggio del collo femorale e lavorazione della testa senza resezione, come accade in una protesi tradizionale; successivamente la lavorazione del moncone di collo così ottenuto permette l’impianto di una nuova testa femorale, in metallo, cementata al collo del femore del paziente. La lavorazione dell’acetabolo è tradizionale, dal momento che la vera novità è rappresentata dalla componente acetabolare ibrida di cui si è parlato prima. I risultati sono incoraggianti: su più di 1000 protesi impiantate presso la struttura inglese, la percentuale di fallimento è inferiore all’1%. Nella nostra realtà, su circa 60 protesi impiantate, al momento non si è registrato alcun fallimento. Added by: Daniela Trinca Last edited by: Daniela Trinca |